Per quanto concerne gli autoveicoli occorre reagir alla tendenza di emettere pareri sulla svalutazione, secondo apprezzamenti soggettivi personali, senza tener conto dei concetti estimativi razionali. Abbiamo potuto constatare che per un autocarro che abbia subito danni alla cabina alcuni considerano il deprezzamento non per la sola cabina (che, come noto, nei moderni autocarri è intercambiabile), ma riferendolo all'intero autocarro: per un'autovettura che abbia avuto un danno ad un parafango si erra attribuendo la svalutazione per l'intero veicolo e non per il parafango. Non sfugge al competente come grave sia tale errore, il quale porta a degli assurdi: infatti, se un autocarro vale 50 mila euro e la cabina vale 8 mila euro, basta applicare al primo valore il deprezzamento del 16% per giungere a quello dell'intera cabina, la quale fu invece soltanto riparata. Se l'autovettura vale 10 mila euro e il parafango vale 150 euro, l'applicare una modesta percentuale sul valore totale comporta il superamento del valore del parafango (che è l'1,5% del primo).
Nulla vieta di riferire le percentuali al valore totale ma, in senso assoluto, il valore del deprezzamento non deve superare quello della parte danneggiata, da nuova, defalcando, come parte stessa se non riparata, come più sopra abbiamo dimostrato.
Bisogna tenere conto che il deprezzamento che un veicolo subisce in conseguenza di un sinistro, che ne alteri in sostanza le strutture originarie, è l'incidenza negativa del sinistro stesso sul valore che lo stesso veicolo aveva prima di esso, malgrado le riparazioni.
E' logico che tale deprezzamento debba essere tanto più elevato per quanto notevoli siano state le riparazioni occorse; e poiché le parti sostituite reintegrano il valore di per sé come se esse fossero nuove, è evidente che le riparazioni incidono sul deprezzamento in ragione diretta del costo della manodopera. Per contro il deprezzamento diminuisce in senso relativo con il crescere del valore del veicolo.
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